Diritto penale
Diritto penale
La difesa nel processo penale rappresenta un’attività che richiede un’altissima specializzazione, perché gli interessi sottesi non ammettono la possibilità di errori.
Subire un processo penale è di per sé una pena. La sofferenza del giudizio è stato un tema che ha particolarmente interessato uno dei più grandi studiosi del diritto, Francesco Carnelutti, il quale descriveva il carattere punitivo del processo, sostenendo che il sapersi giudicati è, già in sé, una pena che dura nel tempo e rimane incancellabile. Nel processo penale la res giudicanda è l’imputato, ovvero un uomo che subisce e che patisce tutti gli atti del processo.
Questa sofferenza può essere condivisa solo con chi partecipa al processo, al fianco dell’imputato, trasformando quella sofferenza in un linguaggio tecnico giuridico, tendente a rappresentare sulla scena del processo una versione dei fatti che possa contrastare quella oggetto del capo d’imputazione.
La presunzione d’innocenza, enunciata dal secondo comma dell’art 27 della Costituzione, rappresenta il faro che illumina l’avvocato penalista, durante la celebrazione del processo, tenendo sempre a mente che il codice di procedura penale è stato scritto dal Legislatore avendo in mente l’imputato innocente, che si trova costretto a subire un giudizio.
L’attività forense, nel processo penale, si rivela particolarmente complessa e delicata, perché l’avvocato ha un doppio vincolo, parimente importante, che non potrà mai essere violato. Uno, quello difensivo, che lo lega, a seguito della sottoscrizione del mandato, al proprio assistito, imponendogli: diligenza, segretezza e fedeltà; l’altro, quello che lo vincola al rispetto delle Leggi dello Stato.